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Allergie e intolleranze alimentari

Un certo cibo può farvi male senza che voi lo sappiate.
Molti di voi non sono malati in modo specifico, ma soffrono di persistenti disagi e disturbi di cui non riescono a venire a capo. Ebbene, molti di voi potrebbero in realtà soffrire di una ipersensibilità alimentare (volgarmente detta intolleranza alimentare) cioé essere sensibili ad uno o più di quei cibi che quotidianamente trovate a tavola. Potreste accusare questi disturbi per anni e anni, provando ogni tipo di cura (anche le cosiddette "alternative") senza poter accorgervi che tutto può dipendere da un certo alimento mal accetto dal vostro organismo.
Stanchezza cronica, cefalea, asma, dermatiti... possono essere tutti sintomi di una ipersensibilità alimentare, vale a dire reazioni dell'organismo ad alimenti presenti normalmente nella dieta: cibi comuni, insospettabili, ma che costituiscono uno stimolo disturbante capace di dare luogo a varii e numerosi sintomi funzionali.

Ovviamente non è il cibo in sè ad essere "tossico", non è quel particolare alimento ad essere diventato all'improvviso "cattivo" nei vostri riguardi: in realtà all'origine del problema vi è un errato riconoscimento dell'alimento da parte dell'organismo, che non riesce più a gestirlo nella maniera corretta. L'errore fa sì che di solito l'alimento in questione diventi addirittura quello preferito e maggiormente desiderato, mentre paradossalmente è quello che crea il maggior disturbo. È una sorta di assuefazione. Quindi quel particolare cibo diventa fonte di stress per l'organismo, diventa un elemento di interferenza che condiziona il funzionamento di tutto l'organismo, innescando o aggravando situazioni patologiche.
Praticamente qualunque organo o sistema può essere interessato:

Cefalee, emicranie, nevralgie
Allergie, asma, rinite, eczemi
Dermatiti, orticaria, psoriasi, acne
Sovrappeso, obesità, cellulite
Coliti, colon irritabile, meteorismo, costipazione, diarrea
Dismetabolismi, diabete
Ipotiroidismo, ipertiroidismo
Micosi, candida
Dismenorree, disturbi del ciclo, perdite vaginali
Artrite reumatoide, artriti
Aritmie cardiache, palpitazioni, ipertensione
Disturbi del comportamento, dell'attenzione
Astenia cronica, depressione, labilità d'umore
Vertigini, insonnia, agitazione notturna

La lista è in realtà più lunga, poiché nessun organo è immune dai danni provocati da una ipersensibilità di questo tipo.

Ma come può essere iniziato tutto questo? Vi sono varie possibilità: può esserci stato all'inizio un contatto troppo precoce con certi alimenti, oppure il contatto è troppo continuato nel tempo (lo stesso cibo presente ogni giorno nella dieta); ancora, conflitti emozionali possono legarsi (simbolicamente o per questioni contingenti) ad un certo cibo; non ultimo, gli additivi alimentari come causa di "confusione immunitaria".

Non è facile scoprire l'alimento tramite il comune buon senso (per esempio: "appena mangio questo sto male") perché l'effetto dell'ipersensibilità non è immediato (come lo è invece per le allergie), si cumula nel tempo, e non è facilmente ricollegabile al cibo che la determina. Quindi la correlazione fra alimento sospetto e disturbo non è così evidente come nelle allergie, ma è subdola e difficilmente identificabile, se non con particolari metodiche di indagine.

L'intolleranza alimentare non è esattamente un'allergia, ma può mantenere in piedi un'allergia vera e propria (ai pollini, agli acari, ecc.): per esempio una persona può soffrire di asma allergica "da graminacee" senza sapere che in realtà è ipersensibile ad un certo alimento, magari al pomodoro o al frumento, che gli stimola la sensibilità allergica. Ma allora perché i comuni esami allergologici non hanno rivelato ciò? Perché le intolleranze non sono IgE-mediate, vale a dire seguono meccanismi biochimici diversi da quelli delle allergie, senza produzione di IgE, per cui sfuggono agli esami standard. Quindi analisi come il Prick, il Rast, ecc., non sono adatti a scoprire questo tipo di ipersensibiltà. Esistono invece altre metodiche in grado di individuare questo tipo di disturbo: oggi infatti è possibile identificare quali cibi siano realmente dannosi per il vostro organismo, tramite vari test specifici: esami di laboratorio (ricerca delle IgG alimentari, test citotossico, ecc.) e test funzionali di risposta neurovegetativa all'alimento, come il test kinesiologico, il vega-test, e simili. Non ultimo, è da considerarsi vero e proprio test la dieta di eliminazione.

Le intolleranze alimentari, oltre ad essere diagnosticate, possono anche essere curate tramite una terapia individualizzata che può consistere in:

  • Metodiche di ottimizzazione della risposta del Sistema Nervoso allo stress (vedi REAC-CRM TERAPIA)
  • Rimozione dei fattori predisponenti (sono molteplici e devono essere attentamente individuati durante la visita)
  • Dieta di eliminazione (sospensione per un periodo limitato (uno/due mesi) del consumo dell'alimento "incriminato", fino a successiva reintroduzione dello stesso)
  • Trattamento omeopatico di fondo (la medicina omeopatica facilita il recupero della normale funzionalità e rinforza il sistema immunitario nonché la costituzione stessa del paziente)
  • Supplementazione nutrizionale (integrazione vitaminica e oligoterapica)

I disturbi possono scomparire molto rapidamente, già all'inizio del periodo di correzione dietetica, per non comparire neanche se il paziente riprende le precedenti abitudini alimentari (se ovviamente le cause sono state rimosse). A volte i miglioramenti sono sorprendenti, e, mano a mano che la salute migliora, il paziente acquista fiducia, il sistema immunitario si rinforza ed il corpo diventa sempre meno sensibile allo stress, a tutto vantaggio della qualità di vita. Nel giro di qualche mese l'organismo si sarà "ripulito" dalle "informazioni" patologiche evocate dall'alimento, e ci si può gradualmente cibare con tranquillità di quegli alimenti che prima creavano disturbo.


Importante
Le informazioni e le idee contenute in questo articolo costituiscono semplicemente materiale divulgativo informativo sulle scelte diagnostiche e terapeutiche disponibili, e non vogliono in alcun modo sostituirsi alla consultazione e prescrizione medica.

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