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Mettereste mai gasolio nella macchina a benzina?

ovvero: Come mantenere sani i nostri figli con la buona alimentazione


"Qualche altra noiosa teoria alimentare!" vi sento già dire.
Lo so, ad ogni stagione esce fuori una nuova teoria sul mangiar sano; le scuole di pensiero in materia abbondano, ed ognuna ha argomenti a suo favore abbastanza convincenti, l'una smentendo l'altra. E in genere sono così assolutistiche e dogmatiche, e così difficili da seguire, che alla fine, nella confusione generale, ci si arrende alla più facile, a quella che grida più forte e più ripetutamente, ovvero a quella dell'industria chimico-alimentare. La quale ha in mano strumenti potenti per convincerci che quello che vende è la cosa più sana e nutriente di questo mondo.

So ormai che quello alimentare è un campo minato, pieno di tabù, di pregiudizi, di certezze incrollabili. E dove l'errore educativo può dar luogo alle più ampie ripercussioni sulla salute dei piccoli.
Questo articolo non vuole essere il solito diktat dell'esperto di turno: è una proposta, un invito a rivedere qualche amata certezza e a sviluppare maggiore consapevolezza su questo aspetto così importante dello sviluppo psicofisico dei nostri bambini. Ben conscio della sottile linea di confine che separa l'informazione dall'allarmismo, proverò ad offrirvi un punto di vista in più su una materia che si fa sempre più complessa e irta di contraddizioni.
L'educazione alimentare dei nostri figli è fin troppo importante per poterla delegare agli spot pubblicitari di snacks. Coinvolge infatti la capacità del bambino di sviluppare un organismo armonico, con un sistema immunitario sano e robusto.
Qualcuno starà pensando "ma cosa c'entra il cibo con la salute?". Ci hanno insegnato infatti a pensare che l'essere umano può mangiare virtualmente di tutto senza risentirne, e che debba invece stare attento solo quando è indisposto (vedi "mangiare in bianco", "il brodino", ecc.).

Il binomio cibo-salute va ben oltre questa visione ristretta. Medici, insegnanti e genitori cominciano per fortuna a rendersene conto, e molto si sta facendo ultimamente per aiutare i bambini a sviluppare un atteggiamento più sano verso ciò che mangiano, prima che si ammalino. E in questo ha un ruolo chiave la famiglia. Sentiamo cosa dice a questo proposito il pediatra dott. Gianfranco Trapani, nel suo ottimo "Il Manuale dell'alimentazione infantile", Giunti:

    "Non si può abituare un bambino a mangiare merendine e patatine fritte, a bere bevande gassate e zuccherate, riducendo poi il pranzo e la cena ad una vera e propria battaglia, con strategie di comportamento, ricatti e forzature, e poi aspettarsi un ragazzino che ami la frutta, le verdure e i cereali integrali, che non soffra di stitichezza e difficoltà digestive. Solo un bambino iniziato da piccolo ai gusti naturali, al poco dolce e al poco salato, ai cibi non sofisticati, alla cucina semplice, da adulto avrà un bagaglio di ricordi gustativi che gli permetteranno di apprezzare gli alimenti che non comprometteranno il suo stato di salute.
    ...In definitiva, perché il bambino mangi bene e senza troppe proteste occorre che tutta la famiglia si alimenti in modo sano ed equilibrato."

Ahi, qui casca l'asino! Quante volte vogliamo far mangiare ai nostri figli le cose che noi stessi non mangiamo? I bambini, che sono esseri molto più svegli e intelligenti di quanto pensiamo, avvertono istintivamente l'incongruenza e rifiutano quel cibo, anche se insistiamo con la convinzione che faccia loro bene. Alla lunga, non funzionano le minacce, non funzionano le promesse: funziona l'esempio. E questo, ahimé, rimette come al solito in discussione noi genitori: quanta importanza diamo innanzitutto alla nostra alimentazione?
Nasce un bimbo: siamo quindi disposti a cambiare le nostre abitudini alimentari? Forse è l'ultima cosa a cui pensiamo in quel frangente, ci preoccupiamo della sua pappa, non certo della nostra. Ma il momento in cui il bambino comincerà a guardare cosa abbiamo nel piatto non è molto lontano. Sapete che poi più in là non sarà facile convincerlo che certe cose vanno bene per papà e mamma e non per lui.

Sento spesso questo ragionamento: "Per nostro figlio, il meglio. Non badiamo a spese: cibo biologico, alimenti puri, ecc. Noi genitori invece possiamo andare avanti come abbiamo fatto finora, non è poi così importante e comunque non potremmo permettercelo."

Innanzitutto, non funziona ciò che diciamo, funziona ciò che facciamo. Per cui l'esempio resta comunque il più efficace sistema educativo, che funziona anche quando noi genitori non vogliamo.
Veniamo ora alla spesa: si pensa di solito che i prezzi degli alimenti senza pesticidi sia straordinariamente elevato, decisamente al di là delle possibilità di una famiglia italiana media. In questi tempi di discount, sembra che acquistare biologico sia roba da snob, quasi come fare la spesa in una boutique. Diciamoci la verità: ci sembra un extra, una cosa in più, una finezza di cui potremmo fare a meno.

Ma rendiamoci conto che il biologico non è un lusso. Mangiare cibo pulito e non inquinato è semplicemente un diritto basilare, per tutti; dovrebbe essere la normalità, l'ovvia quotidianità.
Invece cosa è successo? Che abbiamo capovolto tutto, e che i cibi imbevuti di petrolchimica sono visti come "normali" ("tutti mangiano così"), mentre i cibi che tutti mangiavamo fino a cinquant'anni fa sono invece diventati "dietetici", strani, roba per "macrobiotici", fanatici e fissati vari. Per esempio, sapete tutti cosa è il farro? Non sentitevi in colpa se non sapete rispondere: oggi pochi sanno che il farro è un cereale, di qualità nutritiva eccezionale (superiore a quella del grano), un tempo elemento base dell'alimentazione dei nostri nonni. Con esso si faceva il pane, si faceva la pasta. Che fine ha fatto oggi? "Reparto Dietetici e Deboli di Stomaco" vi diranno, anzi "Reparto Fissati del Naturale". E così, a causa di una convinzione, priviamo noi e i nostri figli di un cibo fondamentale, ricchissimo di elementi nutritivi, che non provoca intolleranze, e che non richiede pesticidi per la coltivazione.
La cosa grottesca è che il cibo col pesticida e l'additivo costa meno di quello senza! Conviene!

Teniamo inoltre presente che i bambini sono i più esposti agli effetti negativi dei pesticidi perché mangiano di più rispetto al loro peso corporeo.

E rimanendo nel tema economico, prendiamo un caposaldo della cucina italiana, l'olio. Ditemi un po', secondo voi, un olio di semi ottenuto per spremitura può costare quanto un olio estratto con solventi idrocarburici? Possiamo parlare, in questo caso, di convenienza? Non potremmo invece considerare come un interessante investimento quelle lire in più spese per l'olio che non ci intossica? Se queste cose sono ovvie per voi, sappiate che non lo sono affatto per la massaia da discount, la cui priorità è tornare a casa con il trofeo della bottiglia al minor prezzo. Noi medici sappiamo che alla lunga si paga un prezzo ben maggiore di quelle mille lire "risparmiate".

autoMettereste mai del gasolio in una macchina a benzina, solo perché costa meno? Ve ne guardereste bene, vero? Sappiamo cosa succede a voler fare risparmi del genere.
Eppure nella nostra macchina-corpo buttiamo ogni sorta di carburante, convinti della sua indistruttibilità. Certo, la nostra "auto" è perfetta nel suo genere, ha un grado di adattabilità straordinaria, ma oggi la trattiamo con così pochi riguardi che poi le capacità di compenso vengono meno. E si va dal meccanico.

Ancora sull'olio: approfitto per ricordarvi che la totalità delle patatine fritte in commercio vengono fritte in olio di semi estratto con solventi industriali. Ma sapete, anche queste sono state superate; le patatine di moda oggi (quelle nel tubo, per intenderci) rappresentano un vero capolavoro di ingegneria alimentare, un impasto geniale, l'orgoglio del cibo pattume! Ancora più saporite, e ancora più scassa-fegato.

"Abbiamo sempre mangiato così e non ci è mai successo niente".
Osserviamo questa affermazione e verifichiamo questo "sempre" cosa in realtà significhi: in effetti non è dall'età della pietra ma solo da cinquant'anni che mangiamo in questo modo. Il biologico non è una moda di oggi: in effetti nella storia dell'umanità tutti gli alimenti sono sempre stati di fatto biologici (anche prima che fosse inventato il termine) fino all'avvento delle moderne coltivazioni intensive. I nostri nonni non sono stati allevati a tavola così. Potremmo discutere giornate intere se mangiassero meglio o peggio di oggi, ma è fuori dubbio che il grande esperimento alimentare di massa è un fatto recente. Oggi cominciamo a raccogliere i risultati, e, nonostante siano sparite le malattie da denutrizione proteica e calorica tipiche del periodo bellico, lo stato attuale della salute collettiva non ci conforta granché.

Per carità, nessuno vuole tornare ai "bei tempi di una volta" e amenità del genere; anche allora si facevano errori alimentari rilevanti e non mi sembra proprio il caso di tornare indietro. Pare però che non riusciamo a trovare un equilibrio, perché oggi facciamo altri tipi di errori, per certi versi più gravi, che partono già all'origine del processo alimentare, cioè dalla coltivazione. E oso anche aggiungere che ormai sembra evidente come tutto ciò abbia giocato un ruolo nell'impennata delle malattie degenerative, cancro compreso.

E se pensiamo che queste siano le solite isterie degli ambientalisti, leggiamo cosa scrive il dott. Umberto Veronesi, a proposito della correlazione cancro-cibo:

    "...in modo particolare l'attenzione si sta sempre più concentrando sull'alimentazione. La ragione è che il cibo che introduciamo può essere un veicolo delle sostanze cancerogene presenti nell'ambiente.
    In questa direzione la ricerca epidemiologica è attivissima ed ha dimostrato grandi differenze di incidenza dei tumori in aree geografiche diverse. E poiché le diversità più rilevanti fra paese e paese sono proprio in campo alimentare, ecco che gli studi sulla produzione, conservazione e utilizzazione dei vari cibi sono diventati i temi fondamentali nella prevenzione dei tumori.
    Che fare allora?
    Vi sono molte strade per il miglior controllo dell'alimentazione. Tra queste una assai interessante, è quella di indirizzare l'agricoltura verso forme di sviluppo che possano conciliare una buona produttività del terreno con un elevato rispetto delle condizioni naturali di insemenzamento, di germoglio e di accrescimento della vegetazione di importanza alimentare.
    In questo ambito si è sviluppato il movimento dell'agricoltura biodinamica, non nuovo ma ora più rigoglioso che nel passato, sia per la più diffusa consapevolezza delle popolazioni in tema di alimentazione, sia per il progressivo inserimento della metodologia scientifica osservazionale nelle varie fasi del suo sviluppo. Una via nuova quindi quella dell'agricoltura biodinamica, alla ricerca di condizioni naturali in gran parte perdute, che ha ormai superato la fase sperimentale e a cui tutti guardiamo con grande interesse."

Non è solo un problema di inquinamento. C'è il fatto che la coltivazione chimica impedisce al frutto o alla verdura di sviluppare tutte le sue capacità nutritive. Quante volte ai nostri bambini abbiamo dato gli spinaci (o almeno ci abbiamo provato...), con l'idea di dare loro ferro? Magari invogliandoli con i richiami a Braccio di Ferro, la forza, i muscoli e tutto il resto? Ebbene, probabilmente di ferro nel piatto non è arrivato un bel nulla.

SPINACI (mg. su 100 g di peso secco)

COLTIVAZIONE
CHIMICA
COLTIVAZIONE
BIOLOGICA
FERRO
19
1584
MANGANESE
1
117
RAME
5
32

Confrontate in questa tabella la quantità di ferro contenuta in cento grammi di "normali" spinaci con quella contenuta negli spinaci coltivati secondo regola: 19 contro 1584 milligrammi! Con buona pace di Popeye!
Diamo anche un'occhiata al banco dei pomodori: certo, quelli "ordinari" sembrano più belli e costano meno, ma cosa c'è dentro? Cosa stiamo pagando in realtà?
Le analisi parlano chiaro (vedi tabella), stiamo comprando una imitazione di pomodoro, un contenitore vuoto, e per giunta di sapore nemmeno paragonabile a quello di un vero pomodoro coltivato come si deve (chi l'ha assaggiato sta ora facendo sì con la testa, complimenti!).

POMODORI (mg. su 100 g di peso secco)

COLTIVAZIONE
CHIMICA
COLTIVAZIONE
BIOLOGICA
CALCIO 4,5 23
MAGNESIO 1 68
POTASSIO 58,8 148
SODIO - 6,5
MANGANESE 4,5 59,2
COBALTO - 0,63
FERRO 1 10,38
RAME - 53

Calcolate quanti chili di quel pomodoro occorrerebbe acquistare per mettere insieme le qualità nutritive di un solo etto di pomodoro biologico. Vi chiedo, è risparmio?
Gonfiamo i bambini di alimenti poveri. È la moderna denutrizione.

"Ma il mio bambino non mangia mai!" Faccio autorevolmente rispondere il prof. Giovanni Bollea, neuropsichiatra infantile (Le madri non sbagliano mai, Feltrinelli):

    "Molti genitori pretendono di vincere l'inappetenza distraendo i bambini: giochi, canti, pagliacciate o favole... Sono capaci di inventare le cose più stravaganti, arrivando addirittura a vere e proprie "crudeltà" imboccandoli mentre stanno per addormentarsi, spalancando loro a forza la bocca...
    Sappiate aspettare. In una famiglia normale nessun bambino muore di fame. Attendere vuol dire capire meglio il rifiuto del cibo: se il motivo è funzionale, prevarrà l'istinto della fame, se il motivo dipende da qualche patologia, va capito per poter provvedere."

Aggiungiamo un altro interessante punto di vista, quello della psicoterapeuta infantile Asha Phillips (I no che aiutano a crescere, Feltrinelli).

    "...una madre che non riesce a dire no al figlio che le chiede ogni giorno lo stesso piatto, o che gli permette di rifiutare la maggior parte dei cibi, può finire per lasciarsi tiranneggiare dal figlio, accettando che le dia degli ordini. Se comincia a cambiare modo di cucinare e a soddisfare tutti i capricci del figlio, se si preoccupa troppo di quello che gli va o non gli va di mangiare, diventa insicura, e questo rende il bambino ancora più sospettoso riguardo a ciò che gli viene offerto."

Vediamo, quando si tratta di dare a mangiare a vostro figlio, qual è la cosa che prima di tutto volete evitare? Forse è il pericolo che vostro figlio sia sottoalimentato, che non mangi abbastanza, vero? In effetti, i nostri genitori hanno vissuto realmente questa situazione durante la guerra, ed hanno trasmesso a molti di noi l'idea e la paura della privazione, della denutrizione incombente, da prevenire e combattere con il loro contrario, l'abbondanza forzata.
obesoOggi, però, nella società moderna esiste solo la malnutrizione per eccesso di cibo, o per uso di alimenti morti, ricchi di calorie vuote e privi di principii nutritivi! Sempre più spesso noi medici vediamo bambini pasciuti ma malati, la cui alimentazione è più che abbondante dal punto di vista calorico, ma del tutto povera di oligoelementi, vitamine naturali e micronutrienti. Stomaco pieno, ma di roba vuota.

Direte voi: "Ma sarà vero? Ciò che conta, alla fin fine, non è dare calorie, glucidi, lipidi e proteine? Dare sostanza ed energia a mio figlio, altro che microquesto e microquest'altro!" Certo, questa è l'idea imperante della moderna dietologia, o meglio lo era fino a qualche anno fa: calcolare a tavolino la dose ideale, tot proteine, tot grassi e tot zuccheri fino a raggiungere tot calorie. E voilà, il piatto è a norma!
Oggi la ricerca scientifica ha dimostrato che questa idea quantitativa non è completa e che è altrettanto importante la qualità e la provenienza dei componenti e l'assoluta necessità di altre sostanze naturali. Ma a che ci servono queste?
Avrete forse sentito parlare dei radicali liberi; no, non sono elementi politici in libertà, sono invece sostanze chimiche estremamente potenti: sono molecole che si formano continuamente nel nostro organismo a causa dell'inquinamento, delle radiazioni, dei farmaci, dello stesso metabolismo cellulare. I radicali liberi danneggiano le cellule e consumano in maniera impressionante i patrimonio vitaminico dell'organismo.
vegetaliPer fortuna il nostro organismo riesce a contrastare questa azione tossica attingendo alle risorse alimentari naturali, che gli forniscono tutto ciò che gli occorre: le tantissime sostanze nutritive contenute in frutta, verdure e cereali biologici, ad azione antiossidante. Il loro elenco non è ancora completo, ma oggi sappiamo che sono fondamentali per il benessere del sistema immunitario. Includiamo fra queste non solo le vitamine e i minerali, ma anche sostanze naturali recentemente scoperte, come per esempio i flavonoidi, il licopene, le clorofilline, gli acidi polifenolici, tutte ad azione protettiva antiossidante, che difendono dai composti nocivi dell'ambiente e mantengono alta la vitalità delle cellule.
Questi elementi preziosissimi non sono però sintetizzabili, e, ripeto, sono presenti esclusivamente in frutta e verdure fresche biologiche.

Sapete la quantità di frutta e verdura raccomandata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità?: da 2 a 4 porzioni di frutta al giorno, e da 3 a 6 di verdura. Pensateci: è quello che mangiamo ogni giorno? Quanti di noi lo fanno? Ben pochi, in verità. Conosciamo bene il perché: bisogna dedicare del tempo, non sempre il sapore piace, sono quantità che saziano di per sé, è una bella scocciatura. E se il bambino non ne vuole sapere della frutta, che facciamo? Risolviamo il problema con i succhi di frutta, vero? Ma sono alimenti fortemente squilibrati, carichi di zucchero raffinato per nascondere l'ombra della frutta. Altro cibo morto. Potranno forse servire a tranquillizzare la nostra coscienza, ma non certo a mantenere sani i nostri figli. Anzi. Piuttosto, prendiamo la buona abitudine di preparare noi stessi i succhi di frutta freschi, magari centrifugando, e se proprio vogliamo dolcificare un po' aggiungiamo del miele. I bambini ve ne saranno grati, anche se all'inizio potranno fare un po' di storie. Un'altra soluzione può consistere nei concentrati in capsule di frutta e verdura, che non sostituiscono la normale porzione di frutta e verdure fresche, ma che comunque sono utili per integrare il pasto.

Potrebbe forse spaventarci l'idea di chissà quale stravolgimento delle nostre abitudini di cucina: in realtà bastano anche piccoli accorgimenti, cambiamenti semplici e graduali da introdurre dolcemente, senza ossessività o rigidità.
Cose banali, come quella di sostituire il sale "normale" con il sale marino integrale. Nessuno in famiglia se ne accorgerà, ma avrete introdotto una fonte di minerali e oligoelementi (che, inutile dirlo, sono stati tolti da quello "normale"). Come pure lo zucchero bianco, facilmente sostituibile con quello integrale. Poi potremmo osare di più, magari ai fagioli in scatola sostituiamo i fagioli freschi. Questo significherà investire del tempo, senz'altro. Ma ne varrà la pena. E piano piano una piccola rivoluzione silenziosa (già, solo quelle silenziose funzionano) si realizzerà in cucina, senza patemi di nessuno.

E sullo stare a tavola, cosa dire? Pediatri, educatori e pedagoghi potranno essere in disaccordo su tanti argomenti , ma tutti si ritrovano a sostenere la stessa cosa: che il bambino deve mangiare a televisione spenta. "Che esagerazione!" mi direte, "diamine, siamo nell'era della comunicazione globale, il bambino deve abituarsi al flusso continuo di informazioni, recepire tutto! E io poi solo a quell'ora posso vedermi il telegiornale!"

Di certo c'è che il fenomeno della digestione è un processo complesso e delicato, che inizia già nel momento in cui si guarda il cibo, per esempio. Mangiare non è un atto automatico, ma richiede consapevolezza e attenzione: il cibo va gustato appieno, e ciò viene facilitato da un clima a tavola di allegria e accoglienza, senza interferenze esterne. È uno spazio speciale, un momento sacro in cui vanno evitate pressioni emotive di qualunque genere.
Scrive la Phillips a questo riguardo:

    "A volte al momento del pasto entrano in gioco tali e tante emozioni da far passare l'appetito ad un bambino, che può trovare poco digeribile non tanto il cibo, quanto l'atmosfera. Tutti abbiamo provato, in situazione di tensione, una sensazione di nodo allo stomaco."

Invece pensate a quello che succede quando in tutto questo si intromette il telegiornale, con il suo bel corteo di disastri e sciagure, di toni concitati e allarmati. Oppure la telenovela di turno, studiata per attrarre emotivamente lo spettatore e coinvolgerlo nel battibecco dei personaggi. Ma lo stesso vale per il cartone animato. Tutto ciò produce distrazione. Il cibo è in bocca, ma chi mastica è altrove.

"Belle teorie filosofiche", sento dire. Beh, la scienza ha confermato da tempo la relazione stretta fra emozioni, cervello ed organi, e la loro reciproca influenza. Questo vale anche per i nostri piccoli.
Forse qualcuno di noi ha scoperto che il figlio mangia con meno storie se nel frattempo guarda un cartone animato: certamente il trucco funziona, ma alla lunga il prezzo che paga il bambino è elevato. Cibo e teledipendenza vanno a braccetto. Per esempio, uno dei vari problemi dei bambini obesi è la perdita del senso di sazietà. Questo, nel bambino sano, è la normale consapevolezza dell'avvenuta ingestione del cibo, del riempimento dello stomaco e di altri fattori metabolici. Il bambino obeso non ha sviluppato correttamente questa consapevolezza, è in un certo senso "scollegato" dai segnali che provengono dal basso, e quindi continua a buttare giù tutto. Semplicemente non sente il segnale di "troppo pieno".
I bambini sono naturalmente presenti a quello che fanno, sono perfettamente consapevoli di sé e di ciò che li circonda. Finché non arriviamo noi ad installare in loro abitudini sbagliate, a staccarli dal proprio sentire. Sarà forse che anche noi siamo staccati dal nostro sentire?

Spinti dalla necessità di garantire prima di tutto che il piccolo stomachino si riempi, ci orientiamo verso la scelta di quegli alimenti che sappiamo sicuramente graditi al bambino, "così sono sicura che oggi mangia". E poi: "se li preferisce, vuol dire che il suo corpo ne ha bisogno."
L'idea non è di per sé errata. Il bambino abituato ad un'alimentazione sana, con il senso del gusto intatto e indisturbato, è in grado effettivamente di decidere per sé, scegliendo di volta in volta gli alimenti giusti per lui. Purtroppo i gusti dei bambini di oggi sono in gran parte pilotati dall'industria alimentare, che studia scientificamente tutti gli accorgimenti per insaporire artificialmente il cibo e renderlo così sempre più appetibile, e che paga profumatamente fior di professionisti della comunicazione. Lo scopo finale di costoro è che il maggior numero possibile di, per esempio, merendine venga venduto (e consumato). Il nostro scopo, come genitori, è ben altro.

A tale proposito, cito il parere di un altro pediatra, il dott. Luciano Proietti, dell'Ospedale Regina Margherita di Torino:

    "Dopo i primi due-tre anni di vita l'alimentazione del bambino diventa più libera anche perché spesso coincide con l'ingresso alla scuola materna. Questa maggior libertà alimentare coincide di solito con l'introduzione, in dosi sempre più massicce, del cosiddetto "cibo spazzatura" o "cibo televisivo" (cibo dannoso alla salute, che privilegia l'aspetto esteriore, il colore e la palatabilità ed è ingannevolmente pubblicizzato in televisione nei programmi dedicati ai bambini), concesso con scarso controllo da genitori ben consapevoli della dannosità di tale cibo, ma assenti e quindi con sensi di colpa tali da compensare tale assenza con regali spesso inutili, cibo "affettivo" e televisione.
    portateProprio per equilibrare una alimentazione famigliare spesso disattenta, squilibrata e dannosa per la salute del bambino è di fondamentale importanza che almeno nelle mense scolastiche ci siano cibi di coltivazione biologica proposti in modo vario ed equilibrato. Ritengo che uno dei compiti più importanti delle scuole dovrebbe essere l'educazione e l'istruzione nutrizionale al fine di formare una popolazione adulta consapevole che la salute fisica e mentale passa obbligatoriamente anche attraverso il cibo".

Poiché il sofficino è di sicuro gradimento a nostro figlio, la scelta fra questo e un piatto di fagioli o di verdure ("e se non se li mangia?") è già decisa in partenza. E l'abitudine ricalca se stessa.
Ci tranquillizziamo dicendoci che se questi alimenti sono in commercio e sono pubblicizzati proprio per i bambini, evidentemente fanno loro bene. Ma sarà il caso di continuare a porre questa illimitata fiducia nelle multinazionali del cibo industriale? O nelle nostre lungimiranti autorità competenti?

Crediamo che il cibo possa al massimo dare indigestioni o indisposizioni momentanee, e non che possa essere magari un elemento scatenante o aggravante un disturbo cronico. Alcuni sono convinti che se qualcosa non faccia male subito, sia quindi commestibile. Logica alquanto ingenua. La ripetizione, la frequenza quotidiana, l'assunzione continuata (anche se in piccole quantità) di sostanze difficilmente digeribili, possono creare alla lunga fenomeni di accumulo e intolleranza: in maniera subdola si sviluppano disturbi cronici, che raramente vengono messi in correlazione con il cibo.

Se siamo ancora convinti che l'alimentazione "normale" dei bambini sia la migliore possibile, teniamo presente che secondo le ultime ricerche epidemiologiche in Italia 1 bambino su 4 è obeso o in sovrappeso, che le allergie infantili sono in rapido aumento come pure il diabete e le malattie cronico-degenerative, le cosiddette malattie del "benessere". Il mondo medico conosce perfettamente la relazione fra queste e le modificazioni alimentari degli ultimi cinquant'anni. Ascoltiamo ancora il dott. Proietti:

    "L'alimentazione scorretta, perché squilibrata, carente o eccessiva nei suoi principi nutritivi, rappresenta sicuramente il più importante fattore di rischio, in termini percentuali, per le malattie croniche, degenerative e infettive.
    Numerosi studi epidemiologici hanno ormai chiaramente e inconfutabilmente messo in evidenza che un'alimentazione incongrua rappresenta la causa principale delle malattie moderne."

Pensiamo che queste cose riguardino solo l'America, vero? Voltiamo allora lo sguardo dalle parti nostre:

    "In Italia sono emerse in modo chiaro le discrepanze esistenti fra i fabbisogni di nutrienti e i livelli di sicurezza degli stessi, raccomandati dall'Istituto Nazionale della Nutrizione e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, e i reali consumi alimentari della popolazione".

E dove sta in pratica il guaio? Così ci risponde il pediatra:

    "Gli errori più frequenti presenti nella nostra alimentazione sono i seguenti:

    • eccesso calorico: si mangia troppo;
    • eccesso di zuccheri semplici: si assume troppo zucchero attraverso bibite, dolciumi, merendine;
    • eccesso di grassi e proteine animali: si mangia troppo latte, formaggio, carne, uova;
    • carenza di fibra alimentare attraverso cereali integrali, legumi, verdure."

Pare proprio di essere ben lontani dalla famosa dieta mediterranea!
Sottolineo un altro frequente errore: a volte la decisione dei genitori di ridurre carne e proteine animali viene accompagnata da un incremento compensatorio di latte e latticini, con la convinzione di sopperire a qualche mancanza. Ciò comporta un carico altrettanto notevole di proteine animali, con in più tutta una serie di problemi di digeribilità e tollerabilità per il bambino: ricordiamo, anche se potrà sembrare ovvio, che in effetti l'unico latte progettato dalla natura per il bambino è quello della mamma. Punto. Il resto è progettato per altri animali. Vedo qualcuno con gli occhi sgranati: "e come facciamo con il calcio?" Niente paura, abituiamo i bambini ad assumere regolarmente piccole quantità di semi, come mandorle, noci, pinoli, semi di girasole, semi di zucca, ricchissimi di calcio e minerali. Saranno il loro potente integratore naturale.

Cibi squilibrati o contaminati da pesticidi possono seriamente disturbare il sistema immunitario dei bambini: sapete in quale organo questo è maggiormente sviluppato? Proprio nell'intestino, intorno al quale si raccoglie ben l'80% di tutto il sistema immunitario, che proprio lì fa da sentinella per difendere l'organismo da ciò che nel cibo potrebbe danneggiarci, dalle innumerevoli sostanze chimiche di sintesi.
È un sistema straordinariamente complesso ed efficace, la cui capacità di compenso però non è infinita. Semplicemente, l'essere umano non si abitua a tutto.
Infatti oggi, già in tenera età, siamo al limite del sovraccarico: sistemi immunitari stressati, confusi, disorientati, che per questo confondono l'amico con il nemico. Questa è l'essenza dell'allergia, che altro non è che una reazione anomala e spropositata verso cose normalmente innocue (vedi le graminacee, la parietaria, ecc.).
Sempre più spesso noi medici vediamo bambini intolleranti ai cibi comuni (latte, frumento, uovo, ecc.), segno fra i tanti di una alterazione della normale flora intestinale, sensibilissima alla qualità e purezza degli alimenti (cibo "sporco" = flora intestinale "sporca"). Succede che, paradossalmente, i cibi più "sporchi" siano proprio considerati quelli più "puliti": vale a dire che il cibo raffinato, e quindi già "pulito" di elementi essenziali per la salute, è spesso per giunta anche il più inquinato di prodotti petrolchimici, additivi e tossine.
Esempio chiave quello dello zucchero bianco, sostanza ubiquitaria e onnipresente nella moderna alimentazione dei nostri bambini, imprenscindibile elemento base di ogni cibo spazzatura che si rispetti. Cibo morto per eccellenza. Calorie vuote. Il trionfo dell'idea del "bianco è bello".
Altro gasolio nella macchina a benzina.

Non ci crederete, ma l'esperienza clinica di un numero sempre maggiore di medici e pediatri di tutto il mondo conferma che spesso basta semplicemente sostituire all'alimentazione a base di cibo "morto" e inquinato quella di cibo vivo, fresco, integrale e privo di pesticidi, per veder guarire bambini allergici. Lo stesso dicasi per altri tipici disturbi dell'infanzia, come le infezioni recidivanti ("dottore, mio figlio sta sempre con la solita tonsillite/otite/bronchite...").
È forse un segreto scientifico? No, ogni tanto queste informazioni fanno timidamente capolino in televisione, ma dopo appena un attimo vengono implacabilmente travolte dalla valanga quotidiana di pubblicità di merendine, snacks e cibo spazzatura di ogni genere. Come resistere a quelle meravigliose immagini, a quelle cascate di candido latte, a quelle nivee montagne di zucchero, a quelle scene di felicità familiare? Ci rassereniamo, e pensiamo "ma sì, dai, che vuoi che sia, ci sarà pure qualcuno che controlla, e poi quelle cose sono così buone!". Se sono così in tanti a mangiarne, vuol dire che poi non fanno tanto male, vero? I fast food sono sempre pieni, no? E tutta quella gente sta bene, vero?

Ma è evidente che qualcosa non quadra. E che potremmo decidere di riesaminare con occhio disincantato i capisaldi stessi della nostra "normale" alimentazione. La posta in gioco è molto alta. Chi perde finisce dal dottore. Magari non oggi, ma forse fra dieci o vent'anni. Provo a spaventarvi un po': le autopsie confermano che l'arteriosclerosi non è un fenomeno dell'anziano, ma inizia già dall'infanzia; sin da piccoli comincia il processo di accumulo di grasso e calcio nelle arterie. E ciò dipende in gran parte dall'alimentazione, essendo questo fenomeno quasi assente nelle popolazioni che prediligono verdura, cereali e frutta (invece di latte, carne e zucchero).

"E il transgenico, dove lo mettiamo?" Lascio rispondere non l'ambientalista o il propagandista, ma il primario patologo dell'Ospedale Vittore Buzzi di Milano, il prof. Luciano Pecchiai:

    "...dal momento che il vegetale e l'animale in stato di squilibrio biologico presenta una riduzione della sua salute e delle sue capacità di difesa nei confronti della patologia ambientale, il consumo da parte dell'uomo di alimenti vegetali ed animali, biologicamente squilibrati, non potrebbe indurre un analogo squilibrio nel consumatore, così da rappresentare un fattore di rischio per la salute?
    È evidente che un analogo interrogativo si può porre ora che cominciano ad essere presenti sul mercato gli alimenti transgenici, cioè gli alimenti che hanno subito una modificazione genetica, per renderli più resistenti agli attacchi dei parassiti, o più serbevoli, o con diversi caratteri organolettici.
    Nel caso degli alimenti transgenici l'interrogativo è ancora più fondato, per almeno due ragioni:
    1) l'introduzione di nuovi geni nell'organismo vegetale ed animale potrebbe interferire nei confronti dell'equilibrio con altri geni, con conseguenze imprevedibili;
    2) gli organismi animali ed umani hanno raggiunto nel corso dell'evoluzione un equilibrio con gli elementi genetici dei vegetali ed animali assunti come alimenti. Si può escludere con sicurezza che un nuovo equilibrio con gli elementi genetici degli alimenti transgenici verrà raggiunto senza inconvenienti?"

Odo una voce esasperata, "ma di questo passo non si può mangiare più niente!" Probabilmente, di questo passo, il futuro non sarà proprio del tutto commestibile! Non è detto però che ciò sia inevitabile. Anche se a molti sembrerà che non vi siano margini d'intervento, abbiamo comunque un potere di scelta. E il potere di scelta di un consumatore è l'unica cosa veramente temuta dal mercato alimentare. Possiamo scegliere, allargando i nostri orizzonti gastronomici, esercitando la nostra capacità di giudizio e di discernimento. Accorgiamoci della straordinaria varietà di cibi disponibili, usciamo fuori dal solito binario. Possiamo leggere l'etichetta prima di comprare un qualunque prodotto, e se qualcosa non quadra lo lasciamo lì sullo scaffale, nonostante il 3x2, la marca prestigiosa, il simpatico spot Tv. E con quel semplice gesto possiamo orientare il mercato.

Ed ecco che arriva l'obiezione socio-psicologica: "mio figlio mangerà tutto, perché non voglio che si senta diverso dagli altri, che si senta isolato perché non mangia le cose che mangiano i suoi amichetti."
Questo bisogno di omologazione è il fulcro su cui fanno leva i pubblicitari: devi sentirti accettato dagli altri, e per fare questo devi fare quello che fanno gli altri. Se sgarri, sei tagliato fuori.
Ci immaginiamo questo povero bambino in una festicciola, lì in un angolo, triste, a guardare gli altri, i "normali", che se la godono un mondo a bere coca e fanta (le bibite d'ordinanza, non esiste altro), a sgranocchiare patatine e leccornie varie.
Ebbene, tutto questo strazio non è necessario. Anzi è importante poter uscire ogni tanto fuori dalle regole, e i momenti sociali sono ottime occasioni per questo. Non succederà nulla a nostro figlio. Finché questo accade ogni tanto, va tutto bene. Non è necessario essere rigidi. Nessun fanatismo, per favore.

Ciò che conta invece è il quotidiano, ciò che giorno per giorno i nostri figli ingeriscono a colazione, a scuola, a casa. È lì che si gioca la partita. Se la quotidianità è fatta di cibo fresco, vitale, e pulito, sporadiche trasgressioni sono di solito innocue. E aiutano a far rispettare la regola. Inutile dire che nonne e zie ovviamente faranno di tutto per ingraziarsi i nipotini, attingendo a piene mani dalla munifica e compiacente cornucopia dell'industria alimentare, e a dispetto delle linee educative scelte dai genitori. È il loro mestiere, facciamole fare. L'importante è che il bambino sappia e senta che i propri genitori abbiano le idee ben chiare a riguardo e che le regole siano osservate senza ambiguità o tentennamenti da parte loro, con amorevole fermezza. Questo è il nostro mestiere di genitori, la nostra responsabilità.

Ed ora alcuni consigli pratici:

sul come:

  • Evitare di mangiare prima di aver digerito il pasto precedente.
  • Mangiare lentamente, masticando, masticando, e masticando.
  • Mangiare sempre seduti.
  • Non mangiare mentre si gioca o si è occupati in qualcosa.
  • Se si è stanchi, mangiare dopo aver riposato.
  • Non mangiare a tarda sera.

sul cosa:

  • Privilegiare il cibo fresco, vivo, vitale.
  • Abituare il bimbo al gusto naturale dei cibi, senza nasconderlo nel condimento.
  • Allargare il concetto di primo piatto, alternando alla pasta i cereali integrali (riso integrale, avena, farro, ecc.).
  • Uso regolare di legumi: possono piacevolmente diventare un sostituto della solita fettina, un secondo piatto a tutti gli effetti.
  • Incrementare il consumo di pesce fresco.
  • La carne e le proteine animali sono meglio digerite se accompagnate da piatti abbondanti di verdure cotte e crude. Al vitello preferire il manzo. Ridurre comunque le proteine di provenienza vaccina e animale in genere.
  • Ridurre il consumo di carne suina (includendo prosciutti e salumi).
  • Il consumo di latte vaccino dovrebbe essere saltuario; preferire quello di capra, di riso, ecc., meglio tollerati.
  • Aprire il pasto con delle verdure crude.
  • Ridurre, fino ad evitare: precotti, preimpanati, congelati, inscatolati.
  • Riduzione dei cibi contenenti zucchero raffinato.
  • Rimandare frutta e dolci ad un momento diverso dal fine pasto.
  • Variare il più possibile, evitando che uno stesso cibo compaia a tavola ogni giorno.

Volete qualche cosa di più dettagliato? Va bene, vi presento una tabella che distingue i cibi da ridurre e quelli da integrare maggiormente nella normale alimentazione. Con una sola raccomandazione: che non va presa alla lettera, che va considerata uno schema di massima, orientativo e nient'altro. Il suo scopo è suggerire un'ampliamento delle proprie abitudini, più che una loro limitazione. Né si pretende un drastico cambiamento: meglio poche cose alla volta, con gradualità.

Ridurre: Sostituire con:
zucchero raffinato
dolcificanti (saccarina, aspartame)
zucchero integrale (tipo Panela o Demerara)
fruttosio
marmellate malto di riso o di orzo
miele raffinato miele integrale
merendine
cornetti
brioches
dolciumi di ogni tipo
merendine biologiche
biscotti integrali
dolci fatti in casa
fette biscottate fette biscottate integrali biologiche
the orzo solubile biologico
the bancha (the stagionato)
cacao
cioccolata al latte e fondente
sostituti senza cacao
"nutella" e similari "nutella" biologica, senza cacao
gelati gelato fatto in casa
sale raffinato sale marino integrale
salsa di soia (tamari, shoyu)
pasta pasta integrale (biologica)
pasta bianca (biologica)
pasta di farro
pasta di mais
pane bianco
pane congelato
pane integrale biologico
pane di farro
pane di segale
fette di riso soffiato
fette di segale (tipo Wasa)
riso raffinato riso integrale biologico (sbramato di risone)
farro
avena
orzo
miglio
segale
mais
corn flakes corn flakes biologici, senza zucchero
legumi in scatola legumi non trattati chimicamente
(fagioli, ceci, lenticchie, piselli, soia, fagioli azuki)
freschi o secchi
latte vaccino
latte scremato
panna da cucina
latte di riso
latte di avena
latte di soia (biologica)
latte di capra
yogurth yogurth da latte biologico
formaggi stagionati crescenza
stracchino
ricotta
mozzarella
tofu (formaggio di soia)
formaggio grana parmigiano reggiano
carne di vitello
carne di maiale
carne di oca
carne di anatra
carne di pollo (non di batteria)
carne di tacchino
carne di coniglio
carne di agnello
carne di frumento (seitan)
salumi
insaccati
prosciutto cotto
prosciutto crudo
speck
carni affumicate
saltuariamente prosciutto crudo (e solo se di produzione artigianale)
pesce surgelato
pesce di allevamento
pesce affumicato
pesce fresco (meglio pesce azzurro, dentice, e pesce non di allevamento)
tonno in scatola tonno fresco
tonno sotto vetro
frutti di mare  
verdure surgelate  
bianco d'uovo  
olio di semi olio extravergine di oliva (spremitura a freddo)
olio di girasole
margarina margarina non idrogenata biologica
burro crudo
aceto di vino aceto di mele
dado per brodo preparati per brodo biologici
(senza glutammato)
maionese sostitutivi biologici della maionese
sottaceti  
minestre liofilizzate o precotte  
banana
ananas
papaya
mango
kiwi
fragole
frutta del luogo e di stagione
bevande gassate centrifugati di frutta
infusi
succhi
acqua frizzante acqua liscia, meglio se oligominerale
acqua per cucinare, di rubinetto acqua depurata (osmosi inversa)
succhi di frutta in bottiglia succhi di frutta freschi fatti in casa
arachidi mandorle
noci
pinoli
semi di girasole
semi di zucca

Occorre come al solito buon senso. L'unica cosa da evitare veramente è la rigida presa di posizione, la dogmatica intolleranza, qualunque sia la propria opinione in merito al cibo. Coloro che in tema di alimentazione si sentissero in diritto di dettare legge a tutti gli altri, convinti di stare nel giusto, potrebbero considerare ciò che il dott. Proietti definisce un errore: "...imporre anziché proporre una pratica alimentare conseguente ad una scelta di tipo filosofico o religioso senza valutare le necessità fisiologiche del bambino. L'alimentazione non è e non può essere una scienza esatta; presenta implicazioni sociali, culturali, antropologiche; non facciamo l'errore di considerarci i detentori della verità. Trattiamo con umiltà e disponibilità chi non la pensa come noi; da tutti possono venire suggerimenti per una vita sana e felice."



Letture consigliate:

Gianfranco Trapani, Il Manuale dell'Alimentazione infantile, Giunti
Giovanni Bollea, Le madri hanno sempre ragione, Feltrinelli
Asha Phillips, I no che aiutano a crescere, Feltrinelli
Gianni Canora, Alimentazione Viva, Riza Scienze n. 100
Renato De Magistris, Guida all'alimentazione umana, IPSA
Tiziana Valpiana, Alimentazione naturale del bambino, RED
Armido Chiomento, Se non mangio carne cosa mangio?, Ed. Medicina Naturale
Henry Joyeux, Cambiamo la nostra alimentazione, MEB
Linda Lazarides, Terapia Nutrizionale, Armenia
Sergio Caselli, La farmacia degli alimenti, MEB
Alain Bondil, Alimentazione in gravidanza e nella prima infanzia, Tecniche Nuove
William Dufty, Sugar Blues, Macro Edizioni
Lorenzo Acerra, Sugar Blues 2, Macro Edizioni
Udo Renzebrink, L'alimentazione dei nostri bambini, Natura e Cultura Ed.
Udo Renzebrink, Dieta contro le allergie, Natura e Cultura Ed.
AA.VV., Latte e Formaggio, Macro Ed.
Gunther Schwab, La cucina del diavolo, Macro Ed.


Importante
Le informazioni e le idee contenute in questo articolo costituiscono semplicemente materiale divulgativo informativo sulle scelte diagnostiche e terapeutiche disponibili, e non vogliono in alcun modo sostituirsi alla consultazione e prescrizione medica.

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